
Nonna Sina ha ci raccontato delle storie sulla sua infanzia, in particolare ci siamo divertiti nell’ascoltare quali giochi faceva da bambina, ovvero negli anni del secondo dopoguerra.
Il periodo non offriva molte possibilità di gioco, ma i bambini seppero adattarsi e inventarono dei metodi alternativi, dando vita alla “singa”, alla “petruglia” e ad “anello anello”.
La “singa” era un gioco per bambini, ma non era molto semplice vincere ed evitare i “pigni”, cioè i pegni da pagare al vincitore! Il gioco consisteva nel tracciare a terra delle “singhe”, cioè delle linee, in modo da creare una griglia di quattro o più quadrati. Dopo di che, ci si muniva di un sassolino e lo si lanciava inizialmente con la mano, poi dalla seconda volta, lo si spostava, saltellando su un piede solo, con il piede che rimaneva poggiato a terra, evitando che il sassolino uscisse fuori dalle “singhe”.
Anche per le “petruglia” bisognava munirsi di sassolini, quattro per l’esattezza, posizionandone tre in una mano e uno nell’altra. Con la mano scelta per giocare bisognava lanciare il primo sassolino, cercando di prenderne un altro dall’altra mano mentre questo era sospeso in aria. La vittoria la otteneva chi riusciva a passare i sassolini da una mano all’altra senza fare cadere quello che si lanciava.
“Anello anello” rispetto alla “singa” e alla “petrulla” è sopravvissuto fino a non poco tempo fa, nonostante sia datato. Questo gioco, per il quale serve un minimo di quattro persone, consiste nel nascondere un anello tra le mani e passarlo ad un altro partecipante, senza farsi scoprire dal giocatore scelto per indovinare a chi è stato passato l’anello. A questo punto colui che ha passato l’anello dirà la frase prevista “anello anello chi ce l’ha l’anello?” e così fino a quando si giunge alla scoperta di chi possiede l’anello.
Vi sono piaciuti i giochi proposti da nonna Sina? Se sì, provateci anche voi!
Te lo ricordi l’odore del vino nuovo? L’odore dell’uva mentre viene schiacciata, i pranzi in famiglia, organizzati con l’intento di far assaggiare a tutti i frutti del lavoro fatto?
Tutti noi, chi più chi meno, abbiamo avuto almeno una volta nella vita una delusione da una persona che reputavamo cara, ma che in realtà ci ha voltato le spalle alla prima occasione.